BRUNA
o
IL
CANE DA TARTUFI
“Chiudi gli occhi ... rilassati ...”
“Già, facile a dirsi, con tutto
quello che ho da fare ... sì, mi rilasso ... e se mi viene in mente che non so
cosa fare per cena?”
“... Rilassati e prova ad
immaginare ... sei all’aperto, in un prato ...”
... No, sono in un bosco ...”
“Si va bene ... ecco, senti dei suoni
leggeri ... fruscii... canti di uccelli ...”
“Sì li sento... il sole filtra tra i
rami ... sento il canto degli uccellini ... mi viene in mente che mia madre una
volta li ha fatti con la polenta e l’ho odiata”.
“No, non distrarti, non aprire gli
occhi, concentrati ... sei nel bosco e sei un animale ...”
“Sì, un animale ... un cane ...”
“Un cane? Nel bosco?”
“Sì un cane, non che mi entusiasmi il
fatto di essere un cane, io so fare tante cose benino e non so perché di un
cattivo attore si dica che è un cane, i cani sono attori bravissimi, Lassie e
Rin Tin Tin hanno fatto storia. Non capisco nemmeno se si dice - quello lavora
come un cane - che qui da noi i cani non fanno niente tutto il giorno. Non è mica faticoso essere portato a passeggio tre volte al giorno per fare pipi e
popò e poi stare sdraiati tutto il giorno su un tappeto.”
“Va bene, va bene, sei un cane ... cosa
fai nel bosco? Annusi gli odori intensi della natura?”
“Vado a tartufi!”
“A tartufi? Sei un cane da tartufi?
In tanti anni di terapia non ho mai sentito niente di simile. Un cane da
tartufi, interessante! Cara Bruna, come mai?”
“Il cane da tartufi cerca, cerca
incessantemente e mai per sè, trova sempre per l’uomo.”
“Sorbole! Tu cosa cerchi
incessantemente?”
“Di tutto. Calzini, forbici,
cacciaviti, mutande, nastro adesivo, occhiali, penne, libri, spaghetti,
barattoli, calzascarpe, giornali, calcolatrici, tazze, smacchiatori,
classificatori, ombrelli, pennelli, caramelle, cravatte, pinzette, dentifrici,
sciroppo per la tosse, cerotti, cappotti ... di tutto, ecco.”
“Ma dove diavolo vivi? In un
magazzino? Fai l’inventario?”
“A casa vivo, a casa mia, con marito
e due figli.”
“Cerca di darmi una spiegazione
logica, anche se dovrei dartela io.”
“Non trovano mai niente. Ma dico
niente, mai niente. Dov’è questo, dov’è quello, è lì, non lo trovo.
Non-lo-trovo. Mai una volta che trovino qualcosa. Anche se l’hanno davanti al
naso e io che magari mi sono seduta in quell’istante, devo alzarmi e andare a
prendere quello che cercano. Ti avevo detto che era qui. Non l’ho visto, ma se
era davanti al naso! Non-l’ho- visto. Non ho mica una famiglia di talpe!”
“Difficile darti il consiglio giusto, ehm,
vediamo, potresti non cercare più niente e lasciarli nel loro brodo. Credo che
un’indicazione verbale sia più che sufficiente, oppure fare una lista di
oggetti con indicato il posto in cui trovarli, mmh, no, no, verrebbe fuori un
libro grosso così. Cercherò di studiare un sistema soddisfacente per tutti.
Puoi metterti la giacca, ne riparliamo la prossima volta.
A proposito, avevo qui la mia penna,
l’hai vista per caso?”