Bolzano,
fine anni ‘50
Era un bellissimo gatto siamese. Non poteva vantare troppi
quarti di nobiltà, perché aveva la coda di un gatto plebeo. Era bellissimo,
amato ed odiato. Vittima e carnefice. Era riuscito a vendicarsi degli
esperimenti a cui lo sottoponevano, divorando con gusto ogni capo di lana che
trovava in giro e ricordandosi diligentemente di vomitare schiumette lanuginose
sotto le sedie della cucina (venne comprato tre volte lo stesso maglione,
sostituendolo furtivamente nel cassetto del padre, che gli avrebbe fatto prendere ben altre
strade). Alla fine degli anni cinquanta la cagnetta Laika vagava nella
solitudine dello spazio e loro, consci dell’importanza del momento storico,
testavano sul gatto Silvestro (inevitabilmente maldestro) l’effetto della
centrifuga su un animale domestico. Avete mai provato a far girare
vorticosamente una povera bestia nella borsa della spesa della mamma? Anche i gatti, maestri d’equilibrio,
hanno le loro difficoltà. Gli misurarono la febbre e provarono a mettergli una
supposta di Polagin (in fondo la mamma non faceva lo stesso con loro?). Provarono a calarlo legato con una
corda, dalla finestra del terzo piano, fino in giardino. Gatto Silvestro, unico
gatto al mondo in preda a crisi di vertigini, cercava disperatamente una via di
fuga attraverso la porta d’ingresso. Ad ogni squillo di campanello la madre
gridava automaticamente: "il gattooo!" Il figlio maggiore, con in mano le
forbici prese dal cassetto di cucina con cui si tagliavano pezzetti di polmone, pranzo del martire, si gettava all’inseguimento. Fu così che impararono, vedendo quel fratello magro e
lungo vagare in giardino chiamando e aprendo ritmicamente le forbici, chi mai fosse Pavlov con i suoi riflessi condizionati.