ELENA
o
LA LAVASTOVIGLIE
Elena amava Peter, suo marito. Non altrettanto il senso
cameratesco che lui troppo spesso sfoderava. Gli bastava incontrare qualche
amico, passeggiando per la città. La prima cosa che gli usciva dalla bocca era:
” Dai, vieni a cena ... o a pranzo. Quando vuoi, basta un colpo di telefono”. A
lui bastavano dieci minuti di preavviso. Il tempo per stappare una buona
bottiglia di vino. Si comportava così anche se gli amici diventavano due o
quattro o otto. Più erano e più sfoggiava il suo istrionismo. Elena si arrabbiava
regolarmente. Accidenti, sempre all’ultimo momento e mai che glielo chiedesse !
Peter era
bravo in cucina. Aveva il gusto innato della decorazione, il senso della
coreografia, nonostante fosse un pessimo ballerino. Elena, per quanti sforzi
facesse, non riusciva mai a mettere le fette di prosciutto sul piatto in modo
decente. Sembravano degli straccetti desolati, naufraghi sulla scialuppa di
salvataggio in attesa di soccorso, con poche speranze. Peter li appoggiava con garbo a distanza
perfetta. Gli orli creavano sfumature digradanti, come la sottile traccia di
schiuma bianca, lasciata dalle onde sulla spiaggia. Qualsiasi piatto, anche il
più semplice, diventava appetibile. Anche Elena era brava in cucina. Il suo
metodo di cucinare era però diverso da quello del marito. Le regole che le
erano state tramandate dalla madre erano sacre. Il Verbo. Purtroppo questo
valeva anche per lui. Per Elena non vi erano paragoni. Giudicava la cucina
della suocera tra il cinque e il sei meno meno. Spesso le discussioni della
coppia vertevano su come si lessano le patate. Le patate erano l’indice delle
differenze culturali tra italiani e tedeschi. Era probabile che la prima grande
guerra fosse scoppiata per una disputa sulla cottura delle patate. Di spaghetti
non si discuteva, lei aveva una famiglia italiana alle spalle, come garanzia.
Però che fastidio, quando lui metteva quel pezzetto di burro sul ragù... Come
al ristorante, su quei sughi indecifrabili (da bambina aveva sentito dire molte
volte: non ordinate il ragù, chissà quali avanzi ci mettono dentro!) Per Elena,
quel pezzo di burro era quasi un affronto.
Nelle cene con e per gli amici Peter prendeva il
sopravvento, lei veniva delegata ai lavori minori. Addetta alla ricerca degli
ingredienti. Lui non trovava mai niente. Era più creativo che pratico. Peter
era affabile, buon conversatore, a volte distratto. Apriva le bottiglie di vino
e riempiva i bicchieri
discretamente ma implacabilmente, gli ospiti diventavano loquaci e a
volte si lasciavano andare sonnolenti sul grande divano. Il conteggio dei vuoti
a fine serata era sempre una sorpresa. Elena cercava di dare il meglio di sé.
Peter si sentiva già, il meglio. Lei portava in tavola cibi ben preparati.
Piatti su piatti. Peter voleva anche i piattini per l’insalata, poi per il
dolce. Cambiava posate e bicchieri
in un crescendo vorticoso. Dopo una cena che a calcolo calorico sarebbe bastata
per tre giorni, sorridendo diceva: ”Come mai non c’è la frutta?” Elena si
vergognava e al momento taceva imbarazzata. Tutte le stoviglie che normalmente erano
ordinate in pila in un bel mobile di faggio, riempivano ora la cucina in un’accozzaglia
disordinata, unta e piena di rimasugli. Non uno spazio vuoto. Elena si stupiva
sempre di quanto spazio occupino tre cambi di bicchieri per otto persone. A
fine serata il risultato era catastrofico. Il mattino seguente i bambini
avrebbero fatto colazione presto ed Elena si rimboccava le maniche
incominciando a lavare i piatti. Tutti i piatti e le posate e le pentole che
possedeva erano lì. Peter
sfoderando il suo sorriso migliore le diceva:” Bella serata! Io vado a letto,
ti aspetto di là. Ti ho aiutato, vero?”
Elena finiva a notte fonda. Si
buttava nel letto, sfinita. Peter era girato di spalle, la luce accesa. Lei si
avvicinava: “Tesoro...”
“Siii ...”
“Non potremmo comprare una lavastoviglie?”
Peter dormiva già .
:-) "peter dormiva già" e non serve dire altro
RispondiElimina