Al tempo delle cuccette
28 luglio 2000
Non servirebbe neppure mettere un cartello. Bolzano - Reggio Calabria. Basterebbe chiedere un'informazione qualunque all'addetto del vagone letto. Ti accoglie con un caldo accento carico di doppie e leggermente strascicato. Questo treno non può andare che al Sud.
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I miei vicini di scompartimento sono una famiglia. Mai sentita tanta volgarità. La figlia adolescente proclama ad alta voce che deve "fare la piscia". Ad Ostiglia fa rime volgari e il padre ride a bocca aperta, fiero di tanto spirito.
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Il tramonto è una cartolina kitsch, ma è molto più bello. Un dipinto giapponese con troppo colore. Tutto diventa rosa, indaco e grigio.
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Il treno si inclina in curva e un bambino preoccupato grida: "Il treno si è stortato!"
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Chiedo a mio figlio di accendere la sua luce sul letto per lasciar dormire sua sorella. Mi guarda con le cuffie alle orecchie, alzando gli occhi dal libro. Apre indice e medio e mormora "peace, love and understanding". Ha 15 anni. La signora vicina, che cerca di far passare il tempo alla sua bambina di due anni mi guarda e lancia un "ma allora non migliorano ..."
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